Continua la serie di interviste alle più note mamme blogger in Italia (leggi qui l’intervista a Extramamma e quella di Mammafelice): l’obiettivo è capire se e quanto le mamme blogger, che sono delle importanti influencer della blogosfera, hanno sviluppato delle abitudini green (green.itudini) per la loro famiglia e in particolare nella gestione dei figli. Il tutto con un po’ di leggerezza e senza giudizi!
Oggi Mamma Imperfetta ci racconta la sua esperienza: non si definisce green, ma riesce comunque a darci tante utili idee, alcune arrivano direttamente dalla scuola dei suoi figli!
Cominciamo dal tuo blog: quali sono i temi più frequenti? C’è spazio anche per le tematiche green?
Su Mamma imperfetta in questi quasi 3 anni di “vita da blogger” si è parlato davvero di tutto. Però i temi a me più cari, su cui lavoro e studio maggiormente sono quelli legati alla gravidanza, alla maternità e al puerperio. Raramente affronto “ecotemi” perché mi sento un’ecomamma talmente imperfetta da non potersi permettere molte parole a riguardo.
Vuoi indicarci un tuo post su tematiche green (o anti-green) che ritieni particolarmente interessante?
Il post più interessante che credo di aver scritto su tematiche eco è questo sulla raccolta differenziata porta a porta che pratichiamo da un anno. La differenziata, sebbene non sia risolutiva, è però estremamente educativa per i bambini che, come racconterò dopo, a 2-3 anni già la praticano in autonomia.
Dal tuo punto di vista, c’è interesse da parte delle mamme, o comunque dei tuoi followers, su questo tema?
Ho notato in questi anni una progressiva attenzione nei confronti dei temi green da parte di madri e padri. In rete, in modo particolare, si parla spessissimo, sia sui blog che sui social network di argomenti green, dal biologico ai pannolini lavabili, almeno ogni giorno mi capita di leggere qualcosa in merito. Il Web sta facendo molto bene allo stile di vita verde perché ha permesso a molte famiglie di informarsi adeguatamente, di scambiarsi opinioni o suggerimenti e di capire che le scelte ecosostenibili sono meno faticose e impegnative di quel che si pensa.
Quali sono le green.itudini della tua vita quotidiana?
Non sono molte, ma sono rigorose. Come dicevo, la differenziata, fatta con cura e attenzione. Un anno fa, quando abbiamo iniziato mi sembrava una fatica pazzesca, ora è diventato un automatismo e mi sembra di averla sempre praticata. E’ una questione di organizzazione mentale. Anche nei comportamenti d’acquisto cerchiamo di seguire comportamenti sostenibili, non sempre però e senza integralismi:
- ho smesso di usare i sacchetti di plastica ormai da tempo, sostituendole con borsine riutilizzabili in polipropilene accoppiato
- quando vado a far spesa, tra un prodotto bio e uno normale mi oriento sempre sul biologico
- quando riesco uso il detersivo alla spina
- cerco di scegliere prodotti senza imballaggi o con gli imballaggi più ridotti
- scelgo carta certificata FSC
- non compro più acqua, né in plastica né in vetro, e questo lo devo, come spiegherò sotto, alla scuola dell’infanzia dei miei figli
- se proprio devo utilizzare prodotti usa e getta come piatti, posate e bicchieri mi oriento su quelli in PLA (derivati cioè dalla fermentazione di uno zucchero del mais e non dal petrolio)
- leggo con estrema attenzione le etichette e faccio raffronti tra prodotti uguali di aziende produttrici differenti
Quali sono invece le green.itudini che proprio non riesci a seguire (o non credi che siano utili)?
Di inutile non credo ci sia nulla in quest’ordine di scelte. Sono molti i comportamenti che, per pigrizia o per impossibilità, non riesco a mettere in pratica:
- non riesco ad andare al lavoro in autobus
- non riesco a usare troppe lampadine a risparmio energetico (alcune si, ma non tutte) perché la luce che emanano mi intristisce troppo
- non sono riuscita a utilizzare i pannolini lavabili per indolenza e nemmeno pannolini ecologici per difficile reperibilità e costi elevatissimi
- mi sarebbe piaciuto mantenere un ecostyle anche nei giochi dei bambini ma non ci sono riuscita
A casa fai la raccolta differenziata? Riesci a coinvolgere anche il resto della famiglia?
Come dicevo sopra, la pratichiamo con rigore da un anno. Non è solo differenziata ma anche porta a porta, per questo ancora più responsabilizzante. Si, insomma, mi vengono sotto casa a ritirare tutto, vuoi che non possa fare lo sforzo di farla e anche di farla per bene? Non ho dovuto coinvolgere nessuno nel senso che è stato un passaggio sia obbligato che indolore, a parte un momento iniziale di panico.Ora i bambini sanno cosa possono buttare nell’organico, cosa devono accantonare in mucchietti separati in cucina (gli altri contenitori sono in terrazzo) e quando non sono sicuri, chiedono.
Usi prodotti biologici (alimentari, cosmetici, detergenti casa, abbigliamento) per te e/o per il resto della famiglia?
Soprattutto e quasi esclusivamente nelle scelte alimentari. Qualcosa anche nel cotone, quando trovo quel che mi serve. Ho svezzato i miei figli interamente con alimenti bio, dalle farine alle verdure, dalle pastine ai formaggi e facendo gli omogenizzati in casa: di questo vado molto fiera.
Nella scuola dei tuoi figli vengono fatti progetti o iniziative di educazione ambientale?
Quella delle scuole 0-6 di Reggio Emilia è una realtà fortunata e molto ricca, da questo e da molti altri punti di vista. Per quanto riguarda l’educazione ambientale infatti, i bambini vivono in ambienti ecosostenibili, utilizzano arredi costruiti conformi alla normativa Oeko-tex standard 100 (prodotti a diretto contatto con la pelle), ottenuti da processi produttivi non inquinanti e in grado di non rilasciare sostanze nocive durante l’utilizzo, giocano con materiali naturali o provenienti dal centro di riciclaggio creativo Remida, mangiano frutta e verdura biologica, hanno la possibilità di lavorare in serra e coltivare un orto. Questo significa che per loro tutto ciò diventa parte integrante di una normalità ed è questo, a mio parere, il senso vero dell’educazione.
In questo terreno favorevole, l’ultima iniziativa green è stata Acqua in caraffa, per l’utilizzo dell’acqua proveniente dalla rete idrica urbana in tutti i nidi e scuole d’infanzia comunali e cooperative frequentati da 3.600 bambini. Oltre a valorizzare l’acqua dell’acquedotto, il progetto consente di risparmiare plastica e di diminuire le emissioni di anidride carbonica, ma soprattutto è alto il valore educativo: ai bambini è stato spiegato il motivo di questa scelta e sono stati proprio loro, rientrando a casa a incalzarci: e allora, quando la smettiamo con queste bottiglie di plastica? Detto, fatto: acqua in caraffa per tutti anche a casa!
Puoi citare una mamma green celebre?
Così senza pensarci su, la prima che mi viene in mente è Paola Maugeri che declina un ecostyle sia nei comportamenti quotidiani che nei comportamenti legati alla maternità, attraverso allattamento prolungato, elimination communication e co-sleeping, tutte scelte che io, da imperfetta quale sono, non ho praticato ma che idealmente condivido.
Puoi citare un papà green celebre?
Emh…no!
Grazie molte a Mamma Imperfetta! Appuntamento alla prossima settimana con Claudia di La Casa nella Prateria
Anna
lo scrivo qui solo perchè, per pigrizia, non vado a ricercare l'origine dell'informazione… ma mi sorge una domanda spontanea:
tu scrivi: "se proprio devo utilizzare prodotti usa e getta come piatti, posate e bicchieri mi oriento su quelli in PLA (derivati cioè dalla fermentazione di uno zucchero del mais e non dal petrolio)" e capisco che PLA probabilmente sta per acido polilattico che ha elevata biodegradabilità, però mi domando quanto sia corretto utilizzare il mais -fonte primaria di alimentazione- per produrre materiale usa e getta. Se tutti facessero la stessa scelta TUTTO il mais verrebbe convertito in PLA anzichè essere utilizzato per sfamare chi lo utilizza! Spero di aver detto una bestialità e che qualcuno abbia le competenze per convincermi che sto sbagliando 🙂
Complimenti a Mammaimperfetta che è fantastica e a Baby Gree!!!
mamma (quasi) green
@Anna: grazie per il tuo commento. La questione è ampia e complessa. Come dice MammaImperfetta, è meglio limitare l'usa e getta, ma quando necessario meglio orientarsi su prodotti biodegradabili. Usare il mais per produrre prodotti usa e getta a mio avviso non significa sacrificarlo dal settore alimentare, ma produrre più mais, che è una risorsa rinnovabile e non dannosa (se coltivata correttamente). Insomma: meglio produrre più mais che più plastica!
Silvia - Mamma Imperfetta
Ciao Anna.
Io, come ho specificato, le competenze non le ho affatto. Ho un po' di conoscenze ma poche. 🙂
Per quanto riguarda noi, credo useremo l'usa e getta 1 volta all'anno e per un utilizzo così sporadico, avere la possibilità di utilizzare il PLA, biodegradabile al 100% (si butta nell'umido) in 80 giorni, e la cui produzione produce il 50% di emissioni in meno, rispetto al PET, mi sembra quasi un sogno.
Il mais, ad ogni modo, è una risorsa annualmente rinnovabile, non ad esuarimento (come il petrolio).
Grazie per i complimenti e…aspetto anche io qualcuno che ci illumini più approfonditamente. 🙂
Giuseppe
Mi permetto un piccolo appunto. L'amico di mais per uso industriale è una consuetudine da moltissimi anni. Teoricamente il discorso sul "rubare spazio" alle coltivazioni potrebbe avere un senso dal punto di vista, ripeto, teorico. In pratica le bioplastiche prendono un minima percentuale del mais prodotto. Diverso invece il tema ben più controverso dei biocarburanti i quali potrebbero avere delle pesantissime conseguenze, e iniziano ad averne, in caso di conversione delle colture da alimentazione a carburanti…
Anche le bioplastiche poi non sono tutte uguali essendo alcune prodotte da materie prime geneticamente modificate (problema esistente anche per il cibo). Ad esempio il Mater-Bi, inventato da una donna italiana premiata nel 2007 come inventore dell'anno dall'unione europea, è completamente diverso: Catia Bastioli oltre ad avere inventato il Mater-Bi ha rivoluzionato il modo di intendere la chimica con la sua "bioraffineria integrata nel territorio" : a Terni la Novamont ha creato una società mista con Coldiretti la dove i contadini, perdendo le sovvenzioni all'agricoltura, stavano lasciando le produzioni ed impoverendo il territorio; ora producono materie prime non OGM per bioplastiche.
La filosofia di Bastioli – primo italiano e prima donna ad avere quel riconoscimento- ha dimostrato la sua filosofia – che se non fosse chiaro condivido 🙂 – nell'operazione fatta con Coop Italia quando questa precedendo l'obbligo di legge, ha sostituito gli shoppers in polietilene con quelli in Mater-Bi: il cambio non è stato semplicemente "uno a uno". Prima di tutto si sono inserite delle borse riutilizzabili riducendo del 60% il consumo delle borse monouso; solo a quel punto il restante 40% degli shoppers è stato introdotto in mater-Bi… Se non vado errato, ma prendete con beneficio di inventario il dato, il consumo di shoppers in polietilene del sistema coop era di circa 55 milioni di pezzi. Spero che queste brevi riflessioni vi aiutino un poco nella vostra discussione… O peggioro le cose?
Silvia - Mamma Imperfetta
Giuseppe, grazie!
Anna
so di essere sembrata molto critica, e mi scuso 🙂
e ringrazio particolarmente Giuseppe per l'intervento puntuale e interessantissimo!
La mia risposta di getto è stata dettata dalla troppa superficialità che spesso si usa nel parlare di ecocompatibilità e comportamenti "green". E' bello utilizzare materiali a impatto zero, ma si deve anche considerare cosa accadrebbe se tutti volessero utilizzare quel materiale —> e qui mi riferisco all'argomento dei biocombustibili di cui parlava Giuseppe.
Mi scuso se sono sembrata, ripeto, troppo aggressiva… ma la mia è una battaglia contro i falsi miti che si diffondono molto facilmente via web.
Ribadisco la mia ammirazione per questo sito e i suoi partecipanti anche in seguito alle risposte ottenute: continuerò a leggervi con grande interesse!
Un abbraccio e buone feste! 😉
Anna
mamma (quasi) green
Ciao Anna, non sei stata affatto aggressiva. Tutti i contributi sono benvenuti. Lo scopo di BabyGreen è anche questo: creare uno scambio di opinioni in questo grande e confusivo spazio green. A presto e tanti auguri anche a te!